POCA MEMORIA

POCA MEMORIA

27 gennaio 2019 - Non ho vissuto i tempi della Shoah e non sono nemmeno ebreo. Ne ho sentito molto parlare e ne ho letto abbastanza. Sono nato ben dopo la fine della guerra e ho vissuto sessant’anni senza conoscerla. Anzi, addirittura ho vissuto l’epoca che ha visto l’abolizione del servizio militare. Ogni anno il 27 gennaio si celebra questo giorno della memoria: “Per non dimenticare” quello che è successo allora, soprattutto perché vi siano sufficienti anticorpi tramite il racconto di quelle atrocità, perché non avvenga di nuovo. Già! Mi chiedo sempre più spesso, da persona ormai in età più che matura, quasi anziana: “…ma ci saranno mai abbastanza anticorpi che combattano la cattiveria di cui è capace l’uomo?”. Si cresce, almeno a me è successo, con il catechismo che insegna ad amare il prossimo e a non fare del male. Non fare al prossimo tuo quello che non vuoi sia fatto a te. Diventi adulto imparando cosa siano valori quali l’uguaglianza, la solidarietà, la fratellanza, l’umanità. Addirittura ne fai il tuo mestiere…battersi per gli altri. Poi, a sessant’anni, ti guardi intorno e scopri tanta cattiveria, spesso fine a se stessa. Ne ho conosciute di anime nere, purtroppo, ma riesco sempre a sorprendermi di come possa succedere. Si ricordano ogni anno le bestialità dei campi di concentramento, ma non vorrei che stia diventando quasi un rito al quale si partecipa sempre in meno. Penso che non sia mai abbastanza fare di tutto “per non dimenticare”, perché, in un’eterna lotta tra il male e il bene, ci siano sempre più persone che si uniscano per combattere il mostro che abita troppa gente. Mi viene l’atroce dubbio che siano la maggioranza, oggi. Forse è il frutto avvelenato generato da una società troppo individualista, liquida come diceva Baumann, dove i valori centrali, ormai, sono solo quelli venali. Viene da lontano questa situazione, magari influenzata molto dalla tecnologia che, nel giro di quarant’anni, ci ha tolto di mano il gettone telefonico e la calcolatrice e ci ha “dopati” con il telecomando, internet e gli smartphone. Dalla seicento con gli sportelli che si aprivano controvento, per chi l’aveva, ad un’auto a testa. Se penso che il problema principale che abbiamo è quello di gestire l’immensa massa di rifiuti che l’opulenza ci fa produrre, la fotografia è chiara. Durante la guerra o subito dopo, quando il problema era poter mangiare, mi raccontavano i vecchi, che la solidarietà era la prima cosa. Ci si divideva quel poco che c’era. Mi vengono i brividi ad immaginarmi in una situazione come quella che hanno vissuto i deportati del nazismo. E non l’ho vissuta…provo ad immaginare, ma non è la stessa cosa. Oggi mi guardo intorno, nel giorno della memoria, e mi chiedo perché ci sia questa recrudescenza di brutalità e cattiveria. Soprattutto mi chiedo cosa si può fare per combatterla.

LONG JOHNN

Commenti

Post popolari in questo blog

IL DOLORE AL TEMPO DELLE MASCHERE

PESCARA-ROMA: L'ABRUZZO HA PERSO IL TRENO, IL RESTO SONO CHIACCHIERE!

AEROPORTO D’ABRUZZO: CARTINA AL TORNASOLE DEL DECLINO ABRUZZESE