COMMUTING: LE FRAGILITA' DEL TRASPORTO PUBBLICO ITALIANO

19 Aprile 2020 - Commuting!  Quelli bravi, o che si credono tali, infarciscono i loro discorsi con termini inglesi. Molto fastidioso, almeno per me. Pendolarismo. Il commuting è il pendolarismo. E’ quella parte della vita sociale e lavorativa di milioni di persone che rappresenterà, probabilmente, l’aspetto più rischioso della ripresa delle attività della “fase 2”.

Autobus, metropolitane, treni locali e regionali ma anche i treni ad alta velocità e gli aerei, su alcune rotte, saranno i luoghi dove sarà più complicato garantire un effettivo distanziamento sociale tra le persone. Chi può dire che si potrà assicurare la distanza minima di un metro su una linea di metropolitana? Chi le usa sa bene cosa significa nelle ore di punta. Certo, con lo smart working e con un’opportuna rimodulazione dei cicli produttivi delle aziende e della pubblica amministrazione le ore di punta dovrebbero essere ridimensionate. Ma sarà così veramente? 

Treni a lunga percorrenza (orribile dover dire Long Haul come fa Trenitalia) ed aerei, tramite il sistema della prenotazione, certamente oscureranno i posti alternando quelli disponibili a quelli sacrificati per il distanziamento. Ma a quali costi dovranno produrre? Un servizio in perdita, quindi, a prescindere dall’azionariato pubblico, da dover sostenere con risorse pubbliche. Per forza di cose, almeno se ci s’immagina una situazione a regime. 

Si dovrebbe prendere atto, come lo si è dovuto fare per la sanità pubblica, che i settori vitali per il servizi ai cittadini, come il trasporto pubblico locale (t.p.l.) non si possono far degradare, né con gestioni fallimentari e tanto meno con tagli sistematici dei fondi per sostenerlo.
Già la situazione del parco autobus, in molte realtà, era deficitaria prima, figuriamoci ora che servirebbero più autobus, più personale e dei tornelli conta persone in entrata e in uscita. 
Difficile immaginare a breve la situazione appena descritta laddove ogni tanto gli autobus prendono fuoco per strada o mancano i pezzi di ricambio o gli pneumatici. Non mi riferisco solo a Roma, dove spero vivamente che i percorsi di risanamento accelerino ulteriormente, ma in generale è così.
Rifare il layout (ancora l'inglese! organizzazione-strutturazione) di un posto di lavoro in una fabbrica, in una officina o in mille altri posti, rispettando tutte le misure che saranno messe in campo ad integrazione dei Documenti di Valutazione dei Rischi (DVR) sarà complicato, ma saranno posti più “misurabili” in quanto luoghi statici. Proteggere chi lavora e chi viaggia sui mezzi del t.p.l. lo sarà molto di più. 

Mi tornano in mente tutte le battaglie fatte per anni per difenderlo il tpl: dai tagli al Fondo nazionale, certamente, ma mettendo all’indice una situazione di eccessiva commistione tra politica e trasporto pubblico. Non ero molto simpatico a più di qualcuno per questo. Non me ne pento. Ho io il copyright dell’espressione “meno politica nei trasporti e più politica dei trasporti”. La situazione oggi, temo, non sia migliore degli anni scorsi e, ora che servirebbe un robusto sistema integrato dei trasporti per sostenere gli sforzi della riapertura produttiva del Paese, ci troviamo di fronte tutte le fragilità strutturali del passato.

Spero che sia la volta buona per capire tutti quanto sia fondamentale per la produttività di un Paese avere un sistema sovvenzionato di trasporto pubblico che funzioni senza costose scorribande politico-clientelari a spese della qualità del servizio e dei contribuenti.

LONG JOHNN

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