TUTTO TRANNE CHE BIANCHE

1 giugno 2021 - L’argomento degli infortuni sul lavoro, soprattutto delle morti definite malamente “bianche”, è purtroppo tornato di grande attualità in questa fase di recrudescenza di infortuni mortali del primo quadrimestre del 2021, che coincide, non a caso credo, con una ripresa delle attività produttive. Come continuare a far scendere, fino ad azzerare, questo odioso fenomeno è uno degli obiettivi del movimento sindacale italiano, che è stato sempre all’avanguardia nella lotta contro gli incidenti e per rivendicare la salubrità dei luoghi di lavoro. A tale proposito consiglio la lettura del volume riassuntivo, a cura di Claudio Stanzani, di una ricerca finanziata da INAIL: “Il Centro Ricerche e documentazione rischi e danni da lavoro (1974-1985)” - uno studio storiografico, sociologico e giuridico di una stagione sindacale” Ed. Franco Angeli . Un grande impegno che ha dato molti frutti e non siamo certo all’anno zero. Infatti, se osserviamo le serie storiche dei Dati INAIL vediamo che nel 1970 le denunce di infortunio furono 1,6 milioni e quelle di incidente mortale 3675. Dopo 50 anni, nel 2019, le denunce sono scese a circa 645 mila, con 1156 accadimenti mortali. Una fortissima riduzione, quindi, con milione di denunce in meno all’anno e con la riduzione a meno di un terzo dei morti. Ma non basta, certamente. Anche perché negli ultimi cinque-sei anni, soprattutto gli avvenimenti mortali, si sono stabilizzati e le curve dei grafici non scendono più. La soglia delle denunce di morti sul lavoro non scende mai sotto i millecento morti, mediamente tre al giorno. Insopportabile. Recentemente le segreterie di CGIL-CISL-UIL hanno opportunamente lanciato una nuova forte mobilitazione in tema di salute e sicurezza sul lavoro, presentando delle proposte dettagliate che sono meritorie di grande importanza e che devono essere seriamente considerate dall’Esecutivo. Ciò premesso, proverò in questa sede ad aggiungere qualche considerazione sintetica dal punto di vista di chi è stato a lungo sindacalista e la cui esperienza su queste tematiche si è fortemente arricchita, sia stando in INAIL che per volontaria personale qualificazione tecnica in materia di s.s.l. A mio avviso occorrerebbe ragionare anche in termini di: 1) Colmare il gap tecnico esistente tra i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) e le altre figure del servizio prevenzione e protezione previste nel D.lgs 81/08; 2) Promuovere la diffusione capillare dei sistemi di gestione della sicurezza sul lavoro (SGSL); 3) Pensare a INAIL come Agenzia con un ruolo di coordinamento operativo dei soggetti che esercitano la vigilanza sull’applicazione della 81/08. Provo a dettagliare scusandomi per la sinteticità: - Porrei l’attenzione su quanto effettivamente riescano a fare nelle aziende i rappresentanti RLS, non solo sulle attribuzioni teoricamente previste dall’art.50 del D.lgs.81/08. Questo perché un’indagine INAIL, svolta in collaborazione con alcune Università e CGIL,CISL,UIL, la “IMPAcT: RLS – indagine sui modelli partecipativi aziendali e territoriali per la salute e sicurezza sul lavoro” , pubblicata nel 2017, ha messo in evidenza il grado di insoddisfazione da parte di queste figure per la propria condizione di subalternità tecnica rispetto alle altre figure del sistema di prevenzione e protezione aziendale ( si veda “E gli RLS?- G.Luciano - www.moresafe.it ). Fa pensare al forte divario di scolarizzazione che hanno dovuto superare i sindacalisti agli albori, non a caso la formazione dei delegati diventò un dogma del Sindacato. Aumentare le ore di formazione per seguire moduli analoghi a quelli previsti per altre figure tecniche cambierebbe di molto la situazione. I costi a carico delle aziende potrebbero essere sostenuti tramite i Fondi interprofessionali. - Così facendo si avrebbe una figura di RLS ancor più performante rispetto al ruolo che gli viene assegnato soprattutto dai nuovi standard circa i modelli di organizzazione e gestione (UNI ISO 45001: 2018) in termini di coinvolgimento nelle decisioni (partecipazione). Un RLS con un bagaglio tecnico al pari delle altre figure sarebbe il primo “ispettore” nell’assicurare una vigilanza più tecnica ed autorevole sull’applicazione corretta delle norme in azienda. Questi sistemi di gestione laddove già applicati hanno prodotto una sensibile riduzione dei livelli di sinistrosità, come testimoniato da ACCREDIA. Vanno quindi fatti adottare ovunque. - Ma non può bastare. L’art.13 del d.lgs. 81/08 elenca i soggetti che devono vigilare sulla regolare applicazione delle norme di sicurezza sul lavoro, in grandissima parte si tratta delle ASL. Troppo frastagliata e troppo dispersiva un’azione di vigilanza siffatta come dimostra la realtà. La suggestione, fermo restando l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, è immaginare una sorta di Agenzia che coordini e sovraintenda operativamente alla vigilanza per la 81/08, che ora si svolge oggettivamente, con percentuali di ispezioni troppo basse. Questo è un ruolo che spetterebbe naturalmente a chi le regole in pratica le scrive, cioè all’INAIL. Certo a un’INAIL opportunamente rinforzato negli organici, attualmente già fortemente carenti. La questione delle ispezioni è fondamentale. E’ come con l’autovelox che dissuade chi va troppo veloce sulla strada. Diversi documenti comunitari testimoniano che laddove vi siano più ispezioni effettuate sui luoghi di lavoro col tempo si riscontrano diminuzioni sensibili di incidentalità. Con INAIL, poi, si avrebbe anche una naturale evoluzione verso una funzione più mirata alla consulenza che alla repressione o a un loro giusto mix. viste le competenze esistenti in Istituto Sento invece invocare la diminuzione degli incidenti solo tramite l’assunzione di nuovi ispettori all’INL, che certamente servono per la lotta al lavoro nero e per il controllo della regolarità contributiva e assicurativa, ma faccio notare che spesso gli infortuni accadono dove il lavoro è regolare, semplicemente perché non si applicano le regole o le si violentano, come è successo alla povera Luana con l’esclusione dei sistemi di protezione dell’orditoio che l’ha uccisa. Troppo poche le attribuzioni dell’INL per il controllo della regolare applicazione della 81/08 e troppo dispersivo il range di soggetti che l’attuale art.13 del D.lgs 81/08 prevede “in attesa del complessivo riordino delle competenze in tema di vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro…” - comma 3 - . Quindi, riepilogando: RLS più attrezzati tecnicamente per una partecipazione vera, tramite dei SGSL diffusi capillarmente, possono rappresentare un primo argine di efficace vigilanza interno alle aziende. A ciò andrebbe aggiunta una funzione, affidata ad INAIL, di Agenzia di coordinamento operativo dei soggetti che la vigilanza sulla 81/08 la devono svolgere. Proposte sfidanti che possono essere ulteriori misure concrete a cui pensare, complementari a quelle del Sindacato Confederale che sono assolutamente da perseguire per contrastare morti che sono tutto tranne che bianche. Giovanni Luciano

Commenti

  1. Ottima analisi e riflessione. Da RLS FIT CISL del settore igiene ambientale, dico che ci sono molte occasioni per crearsi competenze individualmente. Occorrerebbe che il ruolo dei RLS sia messo più in risalto dalle organizzazioni sindacali, poiché i lavoratori individuano ancora nel delegato sindacale una sorta di riferimento, in questo caso si deve “dirottare” la questione a chi è deputato al ruolo. Infine istituire assemblee specifiche nei luoghi di lavoro su salute e sicurezza, dando la parola agli RLS cercando di sviluppare quella “cultura della sicurezza” che invece da qualche parte deve iniziare a diffondersi. Serve anche più tempo affinché un RLS assuma le necessarie competenze ed esperienze. Un solo mandato e’ limitante. E poi occorrerebbe concentrare più attenzione al ruolo del preposto a vari livelli, perché molto spesso questa figura individuata nell’articolo 19 e 299 del D. Lgs 81/08 non è efficacemente utilizzata. Serve unità di intenti: politica, istituzioni, aziende, sindacato e lavoratori che diano vita a concrete azioni, che vadano in un unica direzione, salvaguardando la salute e sicurezza dei lavoratori, ridurre i costi sociali e che gli investimenti delle aziende in tal senso diano i benefici auspicati. Nedo Domizi. nedodomizi@gmail.com

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  2. Caro ferroviere Giovanni Luciano, complimenti.
    Qualche giorno fa ho saputo che ti occupi di salute e sicurezza più o meno....
    Quante volte da Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) ho invitato anche te (allora segretario FIT CISL) a non banalizzare la problematica del soccorso al "Macchinista unico/solo"?
    Bastava solo leggere lo studio dell'Università di Urbino del 2007 sul pronto soccorso per gli operatori a bordo treno per capire che c'era un problema...
    Diversamente anche tu "ex capostazione" ti sei fatto convincere dal compagno Mauro Moretti a firmare l'accordo del 15 maggio 2009 sul "Macchinista solo"?

    Caro ferroviere ex capostazione, da Cittadino pensionato oggi ti chiedo:
    non ti è mai venuto il dubbio che l'accordo suddetto mettesse in discussione i "Diritti indisponibili" dei lavoratori a bordo treno?
    Forse qualche dubbio l'hai avuto quando nel gennaio 2010 facesti all'ex Ministro Matteoli una chiara domanda: “Secondo Lei un macchinista che guida da solo in un locomotore non comunicante con il materiale rimorchiato per dieci ore al giorno non è un rischio implicito per il macchinista stesso e per i viaggiatori trasportati?

    Dubbi, solo dubbi, caro ferroviere ex capostazione?
    Anche tu come FIT CISL hai continuato ad invadere il territorio dei "Diritti indisponibili" dei Lavoratori a bordo treno, contrattando un'Organizzazione del lavoro "potenzialmente pericolosa".
    La vita ci insegna che necessita a volte fare "autocritica".....fiducioso sono.

    L’Inail svolge attività di prevenzione dei rischi lavorativi, di informazione, di formazione e assistenza in materia di sicurezza e salute sul lavoro.

    Il Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) definisce i programmi ed individua le linee di indirizzo dell'Inail, determina gli obiettivi strategici pluriennali. Esercita le funzioni di vigilanza ai fini della realizzazione degli obiettivi e della corretta ed economica gestione delle risorse. I suoi componenti vengono individuati in rispetto dell'art. 1, c. 2, lett. f) del d.lgs. 39/2013 e successive modificazioni
    Il 18 maggio 2020 dichiaravi..

    Luciano: “Il virus non deve assorbire tutte le energie”. “Il rischio che si corre in questa fase – spiega il presidente del Civ, Giovanni Luciano – è quello che l’emergenza Covid-19 assorba la totalità delle energie e delle attenzioni sulla prevenzione per la salute e la sicurezza sul lavoro. È un errore che non va commesso. Non spariranno d’incanto, purtroppo, le oltre 630mila denunce di infortunio sul lavoro, gli oltre mille morti, e le decine e decine di migliaia di denunce di malattia professionale. Il Covid-19 fa solo male, non ha l’effetto benefico di risolvere il resto dei problemi della salute e della sicurezza sul lavoro”.

    Caro ex capostazione, se hai a cuore i problemi della salute e della sicurezza potresti iniziare a fare autocritica su quell'accordo del 15 maggio 2009 che anche tu hai firmato?

    Da Cittadino pensionato continuerò a stimolare i "sindacalisti" ricordando a tutti le parole di Carlo Maria Martini sul profilo del Sindacalista in allegato e sotto riportate

    «Colui che si mette in leale rapporto con gli altri, responsabile dei diritti umani, capace di reggere l’utopia e di contagiare anche coloro con cui opera agli stessi suoi entusiasmi. Sa essere presente e sa motivare le scelte, conosce il più possibile il lavoro di ciascuno e perciò è competente, cerca di capire e guarda all’essenziale. Non ha preoccupazioni per propri interessi monetari e rifiuta il privilegio che è il tarlo di ogni convivenza. Preoccupandosi di ciascuno, difende non i soldi ma il valore delle persone, lottando anche per il giusto riconoscimento economico».

    Buona Vita e buona riflessione per l'interesse Collettivo...
    Ciao, Peppone

    Ps
    Per quanto voi vi credete assolti, sarete per sempre coinvolti....





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    1. Il 2° capoverso dell’art. 4 del Decreto 19/2011 (Regolamento sulle modalità' di applicazione in ambito ferroviario, del decreto 15 luglio 2003, n. 388, ai sensi dell'articolo 45, comma 3, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. recita:



      “I gestori delle infrastrutture e le imprese ferroviarie, coordinandosi fra loro e con i servizi pubblici di pronto soccorso, predispongono procedure operative per attuare uno specifico piano di intervento che preveda per ciascun punto della rete ferroviaria le modalità più efficaci al fine di garantire un soccorso qualificato nei tempi più rapidi possibili anche per il trasporto degli infortunati”.


      Da un doc (ufficiale o ufficioso da più di 15 anni) di un'impresa ferroviaria si legge:



      “……omissis……..l’organizzazione del pronto soccorso sui treni prevista per i lavoratori è funzionale anche per le disposizioni sull'assistenza del viaggiatore ……omissis………a ciò si aggiunge che, tra le potenzialità che il sistema offre, è del tutto evidente quello di poter garantire al massimo la tempestività degli interventi di pronto soccorso: il treno, pur mantenendo il proprio percorso, trasporta la persona che ha necessità di soccorso medico verso il mezzo di soccorso pubblico contribuendo, di conseguenza, ad abbreviare i tempi necessari per l’intervento sanitario di emergenza …omissis……”.



      Tutto condivisibile, a proposito del pronto soccorso alla persona viaggiatore e alla persona lavoratore capotreno.
      Il treno, condotto da una figura professionale altamente qualificata (macchinista), potrebbe arrivare in qualsiasi stazione più idonea al mezzo di soccorso pubblico per un tempestivo intervento sanitario.

      La stazione più idonea potrebbe anche non essere la stazione più vicina al punto della linea ferroviaria dove si è verificato il malore della persona che ha necessità di soccorso medico. In siffatte condizioni si garantirebbe in modo inequivocabile la “Tempestività dell’intervento sanitario”. Si può dunque dire che fino a quando il "macchinista unico/solo" sta bene in cabina di guida la tempestività dell’intervento sanitario sarà comunque assicurata.



      Che succederebbe al Sistema del pronto soccorso aziendale in ambito ferroviario, se quella persona lavoratore "macchinista unico/solo" sul treno dovesse avere un malore/infortunio improvviso?



      Domanda che tutti i soggetti deputati alla Prevenzione Aziendale, e non solo, dovrebbero porsi.



      SE NON ORA QUANDO????



      PS

      ricordate il romanzo giallo di Leonardo Sciascia " A Ciascuno il suo"? Questa storia sul pronto soccorso aziendale in ambito ferroviario non finirà come quella del romanzo di Sciascia. Prima o poi l'Etica della responsabilità e la certezza del Diritto alla salute trionferanno!



      Buona Vita

      Ciao, Peppone








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  3. Buongiorno,
    Sono stato per data e per voti dei colleghi il primo RLS dei macchinisti delle ferrovie. Dal '98 al 2012, quando de facto fui costretto a rassegnare dimissioni per problemi di ciamo " ambientali".
    Da Napoli a Milano, con le mie dimissioni a Bologna, nella mia divisione resto' solo il RLS a Milano, a Roma era stato licenziato.
    Ma ancor prima della 626, nel "91, iniziai a rifiutare locomotive che non erano in regola con lo stato d' amianto riportato su schede e libri di bordo. Locomotive, Ale, Etr, l' ultimo Etr nel 2000 e le analisi del Dottor Mariotti della Arpa Asl Bologna del 220p n° 232 riportarono che cio' che non risultava sui libri di bordo era amosite o amianto bianco.
    La Asl che non trovava l' ETR per ulteriori ispezioni, mi disse che era stato accantonato in Sardegna. Per la cronaca e' oggi uno dei treni ETR restaurati della Fondazione FS.
    Le E444 le bloccavo, le ribloccavo in condizioni analoghe con amianto libero in cabina di guida ( restavano sempre cospiqui residui anche a fronte di scoibentazioni sulla carta) e tali rotabili avevano poi corsia preferenziale ad andare al Revamping, a Foligno, a sostituire le cabine di guida con altre nuove.
    Servivano nuove lamiere alle cabine di guida per eliminare tutto l' amianto.
    Ma mi e' sempre restato il dubbio di cosa venne fatto sotto i due trolley, in quei cassoni inizialmente comunicanti dalle canalette elettriche, con le Testate o cabine di guida.
    Ora le E444 R ( revamping), via via vengono rottamate e se Inail volesse fare una verifica di cosa stava sotto i trolley delle E444R, se l' amianto d' origine un tempo contenuto nei cassoni sottostanti, fosse stato tolto conpletamente come auspico, mi e' stato detto che la demolizione avverrebbe dalle parti di Savona.
    Sono morti, oggi, tanti macchinisti coi quali condividevo la cabina di guida, a causa certamente di pregresse esposizioni all' amianto ed Inail sta determinando a livello periferico difficolta' per il riconoscimento del danno alle famiglie.
    Non lo accetto.
    Concludo, ex Collega,
    con ulteriori due osservazioni:
    1) A proppsito di Ispezioni, verifichi Inail cosa sta nei cassoni delle E444R demolendi, per le conseguenti iniziative e, se non sta' piu' amianto ( si badi che fin che stava pittogramma amianto ( normativa FS poi annullata e sostituita da schede ENEA) la I di Imperiale che identifica il tetto della locomotiva, per certe risultava barrata cioe' scoibentata, per altre no.
    Anche per chi le demolisce le E444R, riguardo Prevenzione, se non stesse piu' amianto su tali rotabili, saremmo tutti piu' sereni.
    2) Riguardo quanto scrivi, sulla Formazione del RLS perche' non si ritrovi subalterno nei SPP di una grande azienda specialmente, e' certamente fondamentale.
    Ma sta anche l' altro aspetto pure fondamentale per il quale il RLS, DEVE AVERE UNO SCUDO DISCIPLINARE.
    A me ci vollero 7 anni e mezzo ad uscire disciplinarmente dalla questione Amianto, con una sentenza della Corte di Cassazione, che annullava le sanzioni disciplinari che avevo collezionato.
    Ma come ho gia scritto, nel 2012 fui costretto alle dimissioni, dopo il licenziamento del mio bravissimo, preparato, Collega di Roma.
    Roberto Santi.

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    1. Sono stato segretario regionale dell'Emilia Romagna in un sindacato autonomo dei ferrovieri,S.M.A., ho partecipato a diverse rivendicazioni ed ora sono in pensione. Volevo aggiungere qualche considerazione sul testo da Lei scritto in apertura. Ritengo che il mondo del lavoro abbia ancora molti nodi aperti, e la legislazione abbia ancora molta strada da percorrere. Ritengo che una persona che ha un trascorso sindacale in INAIL possa contribuire positivamente su diversi aspetti ancora pendenti da quelle rivendicazioni. Il lavoratore solo, che svolge attività lavorativa in ambiente solitario ha garantito sempre il primo soccorso? Sulla carta: si! Non vorrei mai essere su quel treno che, dopo aver imboccato la galleria dell'alta velocità verso Firenze, il macchinista a seguito di un serio malore perda il controllo di quel treno. Se l'apparato di sicurezza interviene, chi porterà soccorso a quel " lavoratore" se si tratta di lavoratore colui che guida un treno? In quali tempi? La questione è irrisolta! Stress correlato: il fatto di avere una vita senza turno di orari definiti è oggetto di stress correlato? Alcuni studi sono in corso: è l'occasione che l'INAIL faccia suoi approfondimenti prima che l'Italia abbia le problematiche sociali che hanno altri paesi europei. Devo essere sintetico perché scrivere mi è difficile, ma vorrei aggiungere: quei lavoratori, magari tanto apprezzati extracomunitari, che eseguono i lavori di smantellamento di materiale ferroviario o marittimo, hanno la formazione necessaria e i DPI sufficenti per affrontare l'amianto contenuto nei mezzi che si apprestano a demolire? Altre problematiche sono ancora pendenti, ma se queste trovassero interesse di approfondimento, proposte da una persona che ha avuto esperienza vera nel mondo del lavoro, e che oggi è nell'istituito preposto per l'assistenza agli infortunati, proponesse percorsi di prevenzione, magari l'esito potrebbe anche esserne la soluzione! Voleva solo essere un contributo riflessivo per la Sua attività futura, che le auguro vivamente proficua e motivante.

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  5. E' morto Guglielmo Epifani.
    Che possa riposare in pace...

    Il 16 ottobre 2010 l’ex Segretario Generale della CGIL Guglielmo Epifani, sui “Diritti Indisponibili”, da Piazza S. Giovanni in Roma si esprimeva così:

    “Ci sono dei Diritti che non sono “Disponibili” né per noi né per gli altri, perché sono Diritti dei LA – VO – RA – TO – RI e neanche delle Organizzazioni Sindacali, questa è la verità”.

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  6. Concordo con Peppone e con quell'rls dal nome straniero su tutto!

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  7. Sono Roberto Santi,
    ex primo RLS delle Ferrovie e dei Macchinisti, per data e per voti dei colleghi allora in Emilia Romagna, attivita' istituzionale svolta poi per 14 anni, desidererei avere una qualche risposta dall' autore del blog.
    Grazie, Roberto Santi.

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