I NUOVI DRIVER DI SCELTA DEL LAVORO: RETRIBUZIONE, CARRIERA O VOCAZIONE ?

21 MAGGIO 2023. MERCATO DEL LAVORO AI TEMPI DELLA PRIMAVERA AUTUNNALE 2023.
Nella vastità di un argomento da trattare, quale quello del mercato del lavoro, da traguardare nell’epoca della società liquida, gassosa, per citare Zygmunt Baumann, credo che non si possa prescindere, appunto, dagli aspetti relativi alla società nella quale viviamo. Dai suoi cambiamenti impetuosi quanto, spesso, rilevati in costante e affannoso ritardo. Parlare di mercato del lavoro e dei suoi cambiamenti, quindi, oggi rischierebbe di essere velleitario, laddove non si considerassero i cambiamenti epocali in cui ci siamo ritrovati anche a causa della pandemia da infezione per Covid-19, che ha lasciato strascichi rilevanti, non solo per gli aspetti legati al cosiddetto long-Covid. Ai Neet, “Not (engaged) in Education, Employment or Training”, che in Italia l’ultimo rilevamento Istat stima al 24,4% dei giovani nella fascia 15-34 anni, collocando il Paese al primo posto di questa triste classifica su scala continentale. (4.252.000 nella fascia 15-24 e 1.493.000 nella fascia 25-34) si aggiungono altri fenomeni molto rilevanti quali la cosiddetta Great Resignation. Mentre il fenomeno dei Neet può essere il sintomo (grave) del mismatch tra offerta e domanda di qualifiche professionali, dovuto alla stagnazione di un sistema formativo che stenta ad adeguarsi alle richieste del mondo imprenditoriale di figure professionali utili alle esigenze produttive, sta diventando davvero impressionante il recente fenomeno noto, appunto, come Great Resignation (il grande abbandono). Sempre più giovani abbandonano il lavoro, un fenomeno che si sta riscontrando anche nelle recenti assunzioni, fatte dopo troppi anni di blocco del turn over nella pubblica amministrazione. In Inail, per esempio, vi è grande preoccupazione perché dopo anni di insistenza con i Ministeri vigilanti per poter bandire concorsi di assunzioni tese a coprire le carenze consistenti degli organici, sempre più spesso i nuovi assunti si licenziano dopo poche settimane dall’assunzione o, addirittura, rinunciano da subito e non si presentano alla chiamata. Cosa sta succedendo? Come si colloca un fenomeno del genere rispetto alla più ampia questione dell’erosione del potere di acquisto dei salari e alle condizioni di lavoro povero che si amplia sempre di più, spinte dall’aumento dei prezzi dell’energia, dei carburanti e del carrello della spesa? C’è un problema di salario minimo, certamente, così come c’è un problema di adeguatezza del salario che, incredibilmente, esiste in contemporanea con la fuga di massa dal lavoro da parte di intere schiere di giovani. Le motivazioni che gli esperti elencano sono diverse ma, essenzialmente, è ancora un acronimo inglese che ci viene in soccorso: YOLO You Only Live Once (si vive una volta sola), e qui mi ricollego al richiamo fatto agli effetti della pandemia (sulle coscienze) che mi porta a un interrogativo quasi inquietante: cosa conta di più oggi per le persone? La retribuzione, la carriera, la vocazione o… la qualità della vita? LONG JOHNN

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