PER IMPEDIRE CHE BRANDIZZO SI RIPETA...

Il 30 agosto 2023 sui binari nei pressi della stazione di Brandizzo sono morti contemporaneamente in cinque. Poveri corpi di operai straziati da un treno che viaggiava a 160 chilometri orari. Giovani vite spezzate da cosa? Errore umano? Certamente, i comportamenti di chi doveva proteggere la loro incolumità non sono stati diligenti, anzi. Ma si potevano evitare queste colpevolI disinvolture? Questa è la domanda alla quale dare una risposta, anche per evitare che in futuro possano ripetersi tragedie simili. A quasi due anni di distanza qualche risposta sembra già arrivare dalle carte della procura della Repubblica di Ivrea, che ha chiuso le indagini e ha reso noto che gli indagati sono 24, 21 persone fisiche e 3 società. Torniamo alla domanda, di prima. Cosa poteva evitare un comportamento così lontano dalle più elementari regole della prevenzione, come quello tenuto dal Titolare dell’Interruzione, dipendente di RFI? Certamente una buona organizzazione, anzi un modello di organizzazione e gestione per la sicurezza, tra l’altro adottato da RFI, almeno sulla carta. Sono i vertici di un’azienda, la cosiddetta “alta dirigenza” che deve adottare ed efficacemente attuare un MOG, per evitare che possano compiersi reati tra i quali le lesioni gravi e gravissime e l’omicidio colposo, per violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. Mi sono sempre chiesto, da ferroviere e da tecnico della sicurezza, come possa essere successo quello che è successo quella notte in RFI, dove è attivo un Sistema di Gestione della Sicurezza sul Lavoro ISO 45001 certificato. Un SGSL che, unitamente al sistema disciplinare e a un apposito Organismo di Vigilanza, diventa un MOG, Modello di Organizzazione e Gestione, nel nostro caso, per la sicurezza sul lavoro, ex. art. 30 d.lgs 81/2008. La risposta al mio interrogativo sembra oggi emergere dalle accuse della Procura della Repubblica a carico dei vertici di RFI: l’ “Organismo di Vigilanza consentiva prassi diffuse” e non era “terzo ed indipendente” ma sostanzialmente assoggettato ai vertici aziendali. In pratica, venendo meno la funzione di terzietà della vigilanza della efficace attuazione del MOG, da parte dell’organismo deputato a farlo, questo era come se non ci fosse; certamente non era efficacemente attuato. Ora, senza entrare in eccessivi tecnicismi, questa accusa, laddove fosse provata e riconosciuta tale da parte dei giudici porterà all’eventuale condanna per omicio colposo plurimo, a carico dei vertici dell'azienda RFI. La cosiddetta “alta dirigenza”, appunto. In questo commento, non interessa tanto entrare in questioni di reati amministrativi ex D.lgs 231/2001 e/o in efficacia più o meno esimente, ex art 30 del D.lgs 81/2008, rispetto alla difesa degli accusati. No, ci interessa capire perché in un’azienda strutturata come RFI, dove la sicurezza è, o dovrebbe essere, un imperativo quotidiano, può succedere che una procura della Repubblica accerti una sostanziale inutilità del MOG, perché l’”alta dirigenza”, in pratica, riduce il SGSL a mera carta da cassetto. Le accuse della magistratura inquirente tracciano un quadro inquietante, che deve allarmare chi rappresenta i lavoratori dei binari, sia ferrovieri che edili, perché addirittura venivano consentite “prassi diffuse” contrarie alla prevenzione dei rischi. Ma la cosa che andrebbe fatta è un confronto vero, con esperti tecnici qualificati sui MOG/SGSL, di qua e di là del tavolo, circa la correttezza dell’applicazione della ISO 45001, e del relativo MOG. Sarebbe davvero interessante anche un confronto con la società che ha certificato la ISO 45001 e con chi ha asseverato il MOG di RFI. Certamente la Procura se non lo ha ancora fatto lo farà. Ma lo dovrebbe pretendere anche il Sindacato. Se non ora quando? Perché se anche a chi certifica e assevera può "sfuggire" quello che nella prassi accade significa che, perlomeno, non sono stati intervistati i lavoratori e i loro rappresentanti. Sarebbe gravissimo, perché così facendo il sistema è minato alla base. Per il Sindacato la questione adesso non è dire solo, com’è d’uopo, che la magistratura faccia il suo corso, ma essere parte attiva per far si che un modello di organizzazione e gestione della sicurezza funzioni davvero sui binari, affinché venga spezzato, laddove ci fosse davvero, il perverso agire della manutenzione sui binari svolta anche con la circolazione dei treni ancora attiva. Perché di questo si tratta. Per far si che i tanto morti sui binari, tra i quali anche i cinque giovani di Brandizzo, non siano morti invano. Giovanni Luciano

Commenti

  1. Caro Giovanni, dopo aver letto il tuo scritto critico contro un sistema inefficace e purtroppo consolidato, non posso che essere d'accordo con te. Mi piacerebbe leggere le carte processuali, ma so che per ora sarà diffice.

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