CAPORALATO E IPOCRISIA
Sono passato tante volte dalle parti dove sono successe le due disgrazie stradali che hanno ucciso i lavoratori schiavizzati della raccolta dei pomodori.
Quando si va verso il Gargano venendo da nord si passa in mezzo a queste pianure a perdita d'occhio.
Non c'è un albero, solo qualche masseria qua' e la' nel paesaggio spesso infuocato quando è estate, come quando si raccolgono le angurie o, appunto, i pomodori.
Non c'è un posto dove nascondersi.
Il vento dell'ipocrisia soffia forte in queste ore a valle della morte di 12 persone.
Ipocrisia perché lì avviene tutto alla luce del sole. I furgoni con targa bulgara (non pulmini si badi bene, furgoni) scorrazzano liberi, i caporali arruolano le braccia in luoghi noti e nessuno si può, anche volendo, nascondere in una foresta. C'è vicina la Foresta Umbra (da ombra non da Umbria), ma è sul monte Gargano, li non crescono pomodori.
Non c'è un posto dove fare le cose di nascosto.
Allora perché non li vanno a prendere e non li arrestano tutti?
Che senso ha questa Italia dove il clamore, spesso ipocrita, dura lo spazio di un giorno?
Il caporalato è sanzionato penalmente dallo scorso anno, prima del "cambiamento". Si procedesse!
Il decisionista del nuovo ministro degli interni è particolarmente richiesto anche in questo ambito.
Non deve esserci alcuna flessione, i lavoratori, le persone, lo sono sempre, anche quando hanno la pelle scura.
IL DOLORE AL TEMPO DELLE MASCHERE
28 MAGGIO 2020. La mascherina quando piangi ti complica le cose, tanto. Per soffiarti il naso e asciugare le lacrime la devi togliere, ma non puoi perché c'è altra gente vicino. Gente che ti da le condoglianze alzando la mano in una sorta di saluto da pellerossa. Sembrano dire "Augh", ma lo sguardo triste o di trasmissione della rassegnazione ti fanno capire che no, non è Toro Seduto che ti sta dimostrando rispetto e, spesso, anche affetto, ma un parente, un amico o un semplice conoscente. Poi c'è il tocco di gomito, che è il massimo del contatto fisico ammesso, laddove prima ci sarebbero state centinaia di guance appoggiate e mille baci di condoglianze. Abbracci? Solo virtuali. Non mi sono mai sentito annunciare abbracci come in questo tempo malato nel quale, invece, sono vietati. Il cuore colmo di dolore che sgorga improvviso, di nuovo, quando pensavi di aver già finito. E poi queste maschere, che non ci fanno nemmeno riconoscere più tra di noi, che a tenerle per
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