FATE LA SOCIETA' PUBBLICA DELLE RETI.

UNA SOCIETA' PUBBLICA DELLE INFRASTRUTTURE A RETE.

29 agosto 2018. Finalmente quello che era segreto è stato reso  noto. Non era il terzo segreto di Fatima ma che era una cosa grossa si intuiva. Le parti non più secretate della convenzione con Autostrade, custodite gelosamente al MIT, hanno rivelato aspetti imbarazzanti per molti. Il 10% di redditività garantita unito alla miseria che veniva riconosciuta allo Stato è roba da gulag per chi l'ha firmata. Gliela darei io una "lenzuolata"...

Detto ciò volevo fare una riflessione tutta personale ma...pubblica, o meglio di interesse pubblico.
Il governo parla di nazionalizzazione della rete autostradale, parla di Fincantieri-Cdp per la ricostruzione del ponte Morandi, parla di rivisitazione di tutte le concessioni (non tutti hanno idea di quanto siano numerose, al di là delle autostrade)...

Mi piacerebbe suggerire a chi guida l'Italia che a questo punto sarebbe ora di prendere in considerazione una prospettiva che i governi precedenti non hanno voluto realizzare: la creazione di una società pubblica di controllo delle reti infrastrutturali, materiali ed immateriali, del Paese.
Le reti: elettriche, delle comunicazioni telefoniche e delle frequenze, viarie, ferroviarie, della banda larga inserite in un contenitore a controllo pubblico, totale o parziale, tramite la Cassa Depositi e Prestiti sarebbe una nuova frontiera per assicurare investimenti, buona manutenzione, sviluppo, qualità, controllo e tariffe eque.

Una IRI delle infrastrutture? Si, o qualcosa di molto simile. Visto lo scempio che è stato prodotto da trent'anni a questa parte con le privatizzazioni, iniziando dalla telefonia, credo che sia una prospettiva da valutare. Non solo autostrade, quindi.
Vi sono anche aspetti economici positivi che vanno considerati. Gli enormi finanziamenti comunitari destinati solo alle  reti TEN-T (trasporti), TEN-C (comunicazioni) e TEN-E (energia), ad esempio. Sono una massa importante di denaro che chiede di essere utilizzata se solo si riuscisse a mettere a fattor comune una progettazione di sistema e con stazioni appaltanti molto qualificate. Una società delle reti infrastrutturali avrebbe massa critica, tecnica e politica, per farlo. Molto meglio della dispersione scoordinata di oggi che fa si che si lascino a Bruxelles una marea di risorse a favore di altri Paesi che, invece, progettano e realizzano.

E poi, scusate, perché i privati possono lucrare così fortemente mentre i fondi pensione contrattuali dei lavoratori, ad iniziare da quelli di trasporti, energia e comunicazione, non potrebbero entrare in campo partecipando a questa società a controllo pubblico?  Con rendimenti  magari minori di quelli stratosferici dati finora a pochi,  ma utilissimi per garantire buoni trattamenti ai propri iscritti.
Si genererebbe così anche un circolo virtuoso di investimenti in economia reale nel Paese, con buona occupazione, investendo i soldi di questi Fondi (tantissimi miliardi) in Italia ad iniziare dal meridione, Sardegna e Sicilia in testa, non all'estero, come fanno ora i privati e anche gli stessi Fondi.
Anziché pensare a togliere l'Anas dalle Ferrovie pensassero ad ingrandire la cosa, insomma.
Su questa prospettiva, che magari rischia veramente di prendere piede, ci eravamo attrezzati con Cisl Reti, poi qualcuno ha cambiato idea, peccato.

LONG JOHNN



Commenti

Post popolari in questo blog

IL DOLORE AL TEMPO DELLE MASCHERE

PESCARA-ROMA: L'ABRUZZO HA PERSO IL TRENO, IL RESTO SONO CHIACCHIERE!

AEROPORTO D’ABRUZZO: CARTINA AL TORNASOLE DEL DECLINO ABRUZZESE