MATTARELLA, DE FALCO E …



1 GENNAIO 2019. Nel primo giorno di questo nuovo anno due persone mi hanno colpito particolarmente. Sergio Mattarella e Gregorio De Falco. Cosa li accomuna? Di solito nulla. In questo Capodanno molto. Il primo ha parlato alla Nazione, come di consueto; il secondo è stato espulso dal Movimento 5 Stelle. Il nostro Presidente della Repubblica nel suo splendido discorso ha dato una lezione esemplare che ha avuto un boom di consensi, sui social e in televisione. L’ex comandante De Falco ha difeso la sua prerogativa di parlamentare, non obbedendo, insieme ad altri, al diktat che gli veniva imposto circa il voto sulla Finanziaria. Tra le cose dette dal Presidente c’è il richiamo forte al fatto che il Parlamento deve poter discutere il merito delle leggi proposte. Prima di votarle ovviamente. In questa situazione inedita, ha chiesto che il Parlamento possa approfondire al più presto, visto che non c’è stato nessun passaggio preliminare, nemmeno con le forze sociali. Un Paese ha bisogno di coesione, anche nelle differenze di vedute.  Ha citato quella che ha definito “tassa sulla bontà”, come possibile esempio di ravvedimento postumo. Mattarella e De Falco. L’uno ha ammonito che le prerogative democratiche non possono essere compresse fino ad essere annullate. L’altro ha voluto esercitare il diritto democratico di non essere d’accordo e di dirlo. Nessuna possibilità di vedere cosa si deve votare e nessuna possibilità di dire che non si è d’accordo. Chi lo fa si vede cacciato. Succede nelle dittature. Mi fa pensare, molto, a cose vissute. C’è un deficit di democrazia, sempre più evidente. Così, però, si costruisce sulla sabbia. E’ proprio il caso di augurarci Buon 2019 e non solo.

LONG JOHNN

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