ETERNA CAMPAGNA

4 giugno 2019. Essere eternamente in campagna, non bucolicamente parlando, bensì in quella elettorale, mi sembra evidente che non sia la migliore condizione per l’Italia. Già si vede chiaramente che, finiti i ballottaggi di qualche comune, si profila all’orizzonte quella per le probabili nuove elezioni politiche. Significa continuare a non fare o a fare poco e a parlare troppo, spesso senza basi sostenibili.

Non entro nel merito delle molteplici considerazioni che si potrebbero fare a sostegno di queste affermazioni. Mi limito ad osservare che, a molti  giorni dai risultati delle elezioni europee, non c’è stato ancora una sola riunione del Consiglio dei Ministri. Non solo: ieri sera il Presidente del Consiglio non ha trovato di meglio da fare che “comunicare alla Nazione”, a reti unificate, una sorta di “penultimatum” ai suoi danti causa. Mi è sembrato di rivivere la scena esilarante di uno che, con tono “minaccioso”, disse a un Consiglio Generale: “Non mi approvate il documento!? E io lo ritiro!”

Che cosa succederà veramente lo scopriremo presto ma forse non mi sbagliavo nel mio post precedente, su questo blog, “Che sarà di noi?”. A ottobre rischiamo di non arrivare interi e non per le probabili elezioni anticipate, ma perché si avvicina, economicamente parlando, una sorta di  tempesta perfetta, altro che grandine. Nel frattempo propaganda a gogo e ricette semplicemente risibili nella loro insostenibilità. “Cambieremo l’Europa!”. Non è successo, anzi gli altri sovranisti sono già ostili a quelli nostrani. Cambieremo i mercati? Temo che sia impossibile continuando solo ad intrecciare le dita a scatto.

Facile prendere applausi quando la gente sente quello che si vuol sentir dire, il problema sarà dopo, quando le chiacchere le porterà via il vento e la realtà presenterà il conto. A chi? A quelli che oggi applaudono e, purtroppo, anche agli altri.

LONG JOHNN


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