LA SITUAZIONE E' GRAVE, PERO'...POTREBBE PEGGIORARE

2 gennaio 2020 - Passate ormai le feste di fine anno la realtà appare impietosa. La situazione generale in Italia è plasticamente rappresentata dai crolli e dagli smottamenti che ci ricordano quanto sia stato miope non investire nella manutenzione ordinaria. La famosa negoziante Maria Cazzetta non avrebbe saputo fare di meglio. I magri risparmi del non fare manutenzione al territorio e alle infrastrutture pubbliche, compresi gli edifici, non bastano certo a coprire l’enorme fabbisogno di risorse che servirebbero per provare a non farci franare tutto addosso, in questo Paese dove tutto è in appalto.
La situazione della rete autostradale, fulgido esempio di quanto l’ingordigia di pochi possa rappresentare in termini di danni per tutti, è emblematica: se non ti casca il ponte sotto le ruote devi sperare che non ti seppellisca la volta del tunnel che percorri. La “normalità” ormai sono le ore e ore di coda che ti devi sorbire a causa dei restringimenti di carreggiata, dovuti al non dover pesare troppo sul viadotto piuttosto che alle ordinanze di qualche tribunale che ha messo sotto sequestro le barriere esterne dei viadotti.
Come se ne esce? Non certo con la propaganda. Le autocelebrazioni servono solo a chi, insicuro e pauroso, vuole convincere, e convincersi, con improbabili imitazioni delle peggiori pratiche motivazionali multilivello; inappropriate e fuori luogo. Certe istituzioni devono esercitare, invece, la responsabilità dell’analisi, elencando certamente le criticità, ma poi mettere in campo proposte per risolverle. Anche col conflitto se necessario, ma tenendo fissa la rotta della sostenibilità delle proposte. Sono cose che necessitano di impegno, di tempo, di competenza (‘na parola) e del coraggio di andare contro corrente. Le forti velocità parolaie sono effimere e inutili, persino dannose. 
Personalmente ho avuto più di qualche esperienza faticosa in tal senso. 
Ricordo i tempi dei bilanci delle Ferrovie dello Stato in profondo rosso e di tutte le volte che ho dovuto spiegare ai ferrovieri perché si dovevano fare cose che non erano certo popolari (ora però è l’unica realtà del settore a reggere su mille fronti); 
Ricordo la fase di gestione complicata della privatizzazione di Tirrenia e la crisi di Alitalia del 2014 (devo ancora capire perché non ha retto Etihad). 
Ricordo la battaglia solitaria per far uscire il trasporto pubblico locale dalle grinfie della politica locale (battaglia persa) o per far uscire Anas dal perimetro della pubblica amministrazione (purtroppo è ancora li, nonostante sia entrata nel Gruppo Fsi. Ora se gli ridanno autostrade???). 
Ricordo gli sforzi per contrastare lo schifo di quello che somiglia al caporalato nei magazzini della logistica (boicottati per miopi localismi).
Ricordo le feroci critiche che muovevo, con il mal di pancia interno, alle gestioni autostradali, poco chiare e voraci (a vedere quello che sta succedendo non avevo torto io).
Come stanno le cose oggi in questi ambiti è chiaro. Si vedono i risultati delle formiche e quelli delle cicale. Le crepe si stanno allargando. Si può pensare che si tenga tutto in piedi ricorrendo sempre a Pantalone? Cioè al debito pubblico, quindi alle tasse pagate sempre e solo dai soliti noti? Penso di no. Lo scenario 2020 sarà molto impegnativo, tra crisi Alitalia, di Tirrenia-Moby (prossima) e altre decine di problematiche regionali nel t.p.l., problema concessioni e con CCNL pesanti da rinnovare, in un più generale quadro dove le difficoltà aumenteranno perché le chiacchere sbatteranno forti contro il muro della mancanza di risorse disponibili.
Da lavoratore ed ex loro rappresentante, auguro a tutti i colleghi il meglio possibile.
In situazioni come questa non bisogna perdere la fiducia; perché "la situazione è grave, però…potrebbe peggiorare" (frase non mia ma di un indimenticato segretario nazionale dei ferrovieri) ma speranza e fiducia non vanno mai perse. Mai! 

Long Johnn

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