AIRITALY:IO NON SONO UN ESUBERO!

16 febbraio 2020 - I numeri dei passeggeri aumentano ma le compagnie aeree “italiane” falliscono. Perché?  
Tutti si fanno questa domanda; molti esperti o pseudo tali danno le loro risposte, tutte poco convinte in verità.
Ma è la domanda in sé che è stupida. 
Come chiedere perché i negozi chiudono mentre Amazon fa affari d’oro. 
In queste ore, in attesa del “ritorno” della querelle Alitalia, purtroppo, ha conquistato la scena mediatica la chiusura di Airitaly (ex Meridiana), con tutto quello che ne consegue.
Va riconosciuto che il sindacato, almeno una parte di esso, aveva invano provato a lanciare l’allarme, senza grande fortuna, ma il problema è di sistema, non di singola compagnia.
Nonostante tanti tentativi, fatti in un passato non remoto, il sistema del trasporto aereo italiano è rimasto un grande malato al quale, per interessi di alcuni o per disinteresse di altri, non si è colpevolmente messo mano.
Ricordo iniziative svoltesi al parlamentino del Ministero dei Trasporti a Porta Pia, che coinvolsero Governi (almeno due) con le associazioni datoriali e con i sindacati.
Per almeno due volte scongiurammo il tentativo di chi non voleva finanziare più il “Fondo volo”, col quale si erano gestite le gravi crisi occupazionali patite fino ad allora. 
Chiedemmo e ottenemmo dai Ministri (Lupi prima e Delrio dopo) l’inizio di un percorso per razionalizzare la rete aeroportuale del Paese. Mettemmo in campo un primo contenitore per un CCNL del Trasporto Aereo e molte altre azioni, appunto, di sistema.
Poi cambiarono i Governi e altri “governi” e le cose si persero per strada. Probabilmente qualcuno ha pensato che tanto non serviva, con la pia illusione di una nazionalizzazione salvifica.
Adesso: il Fondo volo è senza risorse e si pensa ad aprire altri aeroporti, come Salerno ad esempio. 
Già, così ogni aeroportino continuerà a pagare l’”Amazon dei cieli”, che si è già mangiata tutto il resto semplicemente con una cosa banale: la concorrenza sleale;  che Aeroporti Di Roma (leggi Atlantia-Benetton, sempre loro)  ha fatto entrare anche a Fiumicino (unico caso in Europa dove le low cost operano nell’aeroporto principale del Paese).
La crisi Airitaly sta provocando ricadute pesanti e inedite sull’occupazione e sui collegamenti con la Sardegna. Manco a li cani dovesse fare il botto anche Tirrenia-Moby, altro rischio alle porte, per l’Isola sarebbero guai seri.

Intelligenze superiori a quella del sottoscritto risolveranno brillantemente le cose, tra squadre e compassi.  Speriamo. Ma penso che non si rimette in moto proprio un bel niente se non si tolgono prima le ganasce alle ruote.
Pensare di aggredire gli effetti senza mettere mano alle cause strutturali è solo velleitario. Purtroppo il non voler risolvere le cose aggredendo i problemi strutturali è un problema italiano, che va ben oltre il trasporto aereo. Troppo faticoso, spesso impopolare e non immediatamente “redditizio” per un consenso, effimero e volatile.
Non si parla più di riforma del Titolo V, forse perché porta sfiga, visto quello che è successo a Renzi col referendum di quel 4 dicembre, ma se non si parte da lì, dal decidere chi decide cosa, eliminando i conflitti di competenza tra Stato ed Enti Locali, non si farà mai il primo passo per cambiare questo guazzabuglio incancrenito che ci sta facendo affondare.

Nel corso di una delle ultime crisi di Meridiana, pesante anche allora, c’erano magliette rosse con su scritto “Io non sono un esubero!”. Richiamo esplicito della primazia della persona  che non deve perdere il suo lavoro. Esprimo tutta la mia solidarietà: “Io non sono un esubero!

LONG JOHNN

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