SMART WORKING, RETE UNICA, ROCCACANNUCCIA E DELIVERING

19 Settembre 2020 – Il termine più usato, direi anche abusato, di questi ultimi tempi è smart working. La pandemia ha imposto di non incontrarsi fisicamente e quindi si è dovuto lavorare da casa. Lasciando perdere tutte le elucubrazioni sul fatto che al telelavoro, o meglio all’home working, è stato dato il termine errato di smart, in Italia agile (guarda caso non: intelligente) va segnalato l’aspetto fondamentale di tutto ciò: l’Italia non è dotata di una rete di connessione digitale all’altezza del problema. Sicuramente non ha una rete “democratica”. Esistono ancora troppi territori che sono esclusi da un collegamento internet, stabile e veloce come nelle città, e questa è una grande disparità di trattamento per cittadini, che, così, non hanno le stesse possibilità di altri. Già succede per i collegamenti ferroviari e non è giusto. Pensate alla parzialità della rete ad Alta Velocità (per favore basta con questa Alta Capacità, perlomeno finché non ci si mettono i treni merci a correre sopra. Costa solo un sacco di soldi in più). Ora, la costituenda società per la Rete unica, a banda larga o larghissima, è una buona notizia perché, finalmente, il paese pensa di potenziare una rete infrastrutturale essenziale per tutto e per tutti, nel 2020. Visto, poi, che c’è dentro anche Cassa Depositi e Prestiti si tratta di una parziale realizzazione della mia personale convinzione che l’Italia si debba dotare di una società pubblica (o a partecipazione pubblica) delle Reti infrastrutturali, materiali e immateriali. Inutile dire quale sia la cifra di strategicità questo; penso che solo i ciechi o i dementi possano non “vederla”. Ora, perché affermo che la rete di connessione non è democratica? Perché voglio porre in evidenza il rischio, molto concreto, che la società della Rete unica lavori per costruire l’infrastruttura con banda larga o larghissima solo dove ciò sarà profittevole. In questo caso si replicherebbe la disparità dell’Alta Velocità ferroviaria. Capisco bene le ragioni economiche di un’impresa che non ritenga utile portare i cavi anche fino alla mitica Roccacannuccia, dove ci sarebbero pochi utenti paganti, ma così il paese intero (l’Italia, non Roccacannuccia) perderebbe il senso della rivoluzione digitale nella quale siamo già immersi fin sopra i capelli. La smaterializzazione di una marea di aspetti della nostra vita quotidiana, di molte forme di lavoro in primis, impone un cambiamento di paradigma nel pensare a dove investire. Anche Roccacannuccia è un posto dove, se la connetti come se fosse Roma o Milano, la gente può lavorare collegata con tutto il mondo. Pensa, ci può venire anche l’inglese o il canadese che si compra la casa, che poi siccome è in un bel territorio ci fa anche turismo, ci fa venire i parenti, turisti anch’essi. Qualcun altro, italiano, anziché impiccarsi a mutui impossibili o a tre quattro ore al giorno di pendolarismo, può prenderci perfino casa e residenza a Roccacannuccia. Insomma, se le cinquemila e più Roccacannuccia d’Italia fossero connesse come lo sono le città il paese (sempre l’Italia) ne avrebbe benefici enormi in: maggiore produttività, migliore ambiente, più turismo, più esportazioni e consumo di prodotti del made in Italy e una serie numerosa di altre cose buone. Quindi occorrerà che chi di dovere sorvegli sulla “democraticità” degli investimenti nella Rete unica a banda larga, o ultra larga che dirsi voglia. Perché non è interesse solo dei Roccacannucciari ma di tutti. Una considerazione, infine, sugli effetti delle connessioni già esistenti legate all’e-commerce, che ha portato ad un forte incremento del delivering. Si, avete ragione, questo inglese ci ha rotto, della distribuzione legata al commercio elettronico. Citofoni, che squillano sempre più spesso, suonati dal corriere che ci porta questo o quello comprato in rete (visto? Non ho detto on-line). Quando vedo questi lavoratori penso sempre: “Chissà se gli applicano il Contratto o come diavolo li fanno correre…”. Ma per rispondere a ciò c’è chi ne ha il dovere, io ormai faccio altro. Giovanni Luciano

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