25 MAGGIO ‘23: 5 UOMINI MUOIONO SUL LAVORO NELLA INDIFFERENZA GENERALE

27 maggio 2023. They Don’t Care. Non gli importa. Sembra davvero non importare a nessuno la strage continua di lavoratori. Giovedì 25 maggio 2023 è stata una giornata particolarmente nefasta, con ben cinque persone morte sul lavoro, nella pressoché indifferenza generale dei media che condizionano un'opinione pubblica ormai assuefatta a qualunque dramma, che dura il tempo di un velocissimo passaggio al telegiornale, quando c’è. Evidentemente la tragedia, per sentirla, la si deve provare sulla propria pelle altrimenti viene spazzata dalla pubblicità che lava via tutto, coprendo la vergogna che ognuno dovrebbe provare per il proprio cinismo spicciolo. D'altronde anche la carneficina in Ucraina, con decine di migliaia di morti da entrambe le parti, appare lontana e ovattata. Non ci riguarda. Eppure solo ieri, 27 maggio, si è celebrato un secolo dalla nascita di un gigante di umanità, colui che professava il contrario del disinteresse. “I care”, mi riguarda, me ne occupo, ci tengO. Questo professava quel Don Milani che oggi troppe anime nere, tra cui molte che tengono solo all’ “I care” del loro potere, spesso usurpato ai giusti, tirano in ballo a sproposito. Possibile che, al di là delle parole e di qualche sgangherato e blando intervento di modifica del decreto 81 del 2008 (vedi DL 48 del 4 maggio 2023, Capo II) non si capisca che o il Paese investe massicciamente in prevenzione oppure questa macelleria continuerà senza sosta? Lo Stato non dimostra nei fatti l’I care. Purtroppo è così. I morti del 25 maggio 2025 si chiamavano: Abdul Ruman, di soli 25 anni, era al primo giorno di lavoro (forse), travolto da un pesante macchinario, mentre Daniele Salvini, padre di un bimbo di 8 mesi, è stato schiacciato da un albero a soli 33 anni. Fabrizio Cherci di 58 anni è caduto dentro un compattatore che lo ha stritolato. Gli altri due uomini sono morti per cadute dall’alto, Pietro Mazzucca di 62 anni e Rosario Frustaci di 60 (a proposito di previdenza e prevenzione). Forse è ora che ai numeri si sostituiscano i nomi, le età, le storie strazianti dei lutti per le loro famiglie per smuovere le coscienze e capire, finalmente, che questa è un’emergenza sociale che non può essere affrontata senza la consapevolezza della necessità di mettere in campo investimenti pubblici poderosi. Due numeri crescono insieme in Italia: l’avanzo miliardario dell’Inail e i morti sul lavoro. Una contraddizione in termini che sarebbe comica se non fosse tragica. Certo non è l’Inail che non vuole spendere più soldi per finanziare prevenzione ma chi non lo consente (Governo/Parlamento). Caro Don Milani, che dici? Nel Parlamento They care? Long Johnn

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