AEROPORTO D’ABRUZZO: CARTINA AL TORNASOLE DEL DECLINO ABRUZZESE

23 settembre 2023.
Il ridimensionamento del numero dei voli dell’Aeroporto di Pescara, Aeroporto d’Abruzzo, come c’è scritto a carattere cubitali sopra l’ingresso dell’aerostazione di Pescara, è come la spia rossa che si accende su un cruscotto. Qualcosa non va bene, anzi va molto male. Trovo ridicole le affermazioni di chi pensa che il problema risieda nella mancata nomina di un direttore generale della SAGA. Penso, invece, che la questione vada osservata analizzando dati. Innanzitutto siamo una regione che perde abitanti, siamo scesi ormai a soli 1.275.950 abitanti. Abbiamo dati negativi sul turismo (di cui parlerò prossimamente) davvero preoccupanti. Non vi è traccia di una qualunque idea per connettere le principali infrastrutture, specialmente della costa: aeroporto, interporto di Manoppello, porti di Ortona e di Vasto e, soprattutto, area industriale della Val di Sangro, dove risiede la massa della produzione industriale regionale. Non si investe sul miglioramento delle vie di comunicazione interne stradali e l’Abruzzo è semplicemente non pervenuto per quanto riguarda la banda larga, essenziale per sviluppare attività economiche nei paesi delle colline e delle aree più interne. Per quanto riguarda la trasversale ferroviaria per Roma, meglio stendere un pietoso velo. Trovo anche ridicola la polemica sul fatto che l’aeroporto di Ancona aumenti i voli e da noi li taglino. Noi restiamo a terra per colpe tutte nostre, perché le aviolinee mettono i voli per un solo motivo: se ci guadagnano. Quindi o i voli li riempi, perché sviluppi turismo, attività economiche, ecc., o dai incentivi (vecchia storia con Ryanair). Lo stiamo facendo? Stiamo investendo? No! Di fronte a tutto ciò, si oppone una narrazione sconcertante da parte dell’attuale Giunta regionale a guida Marsilio di “grandi risultati” raggiunti. Il vero risultato raggiunto è che siamo quasi al disastro completo, cosa ancor più strana dal momento che la guida della regione è degli stessi che hanno in mano il governo del Paese. Per quanto mi riguarda l’unica ricetta per invertire il declino è investire su una rete infrastrutturale, materiale e immateriale, che possa attrarre attività economiche e, soprattutto, fermare l'emorragia in atto. Questi di adesso hanno questa visione? Dai fatti, non dalle chiacchiere, è evidente di no. Andassero a casa! Giovanni Luciano

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